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MATTEO ALDO MARIA ROSSI

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CORSO GASTALDI 25 nero

CORSO GASTALDI 25 nero
di Matteo Aldo Maria Rossi
regia di Raffaele Casagrande
Prodotto da Art Commission
con
Alessandro Damerini
Federico Giovannini De Nardo
Ilaria Marano
Danilo Spadoni
–
con la partecipazione di
Simona Bisconti, Carola Ottonello (violino), Constantin Rebasso, Luca Gerzolo (pianoforte).

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”                      (Primo Levi)



Nel 1972, durante un’occupazione della Casa dello Studente di Genova, un gruppo di ragazzi, a colpi di piccone, portò alla luce le prigioni dove, tra il ’43 e il ’45, SS e Gestapo torturarono partigiani e oppositori. ‘Corso Gastaldi 25 nero’ è un racconto immaginario della vicenda che tuttavia vuole restituire lo spirito di quella impresa e di quegli anni.


Prima nazionale il 31 gennaio 2019 presso la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale a Genova

Trailer su REPUBBLICA.IT
https://www.repubblica.it/spettacoli/teatro-danza/2019/01/21/news/giornata_memoria_corso_gastaldi_25_nero-217127500/

Nel 2022 viene riproposto in versione parziale presso i fondi della Casa dello Studente nell’ambito di SEGRETE Tracce di Memoria
Alleanza di artisti in memoria della Shoah – XIII ed.



***LA GENESI DEL TESTO***
di Matteo A. M. Rossi
(foto di Virginia Monteverde)
“La prima volta che ne ho sentito parlare ero seduto sulla poltrona di un dentista e avevo poco più di vent’anni. Il mio medico mi raccontò di una storia di quasi un quarto di secolo prima. Con passione mi descrisse un’epoca intrisa di forti sentimenti di rinnovamento e protesta, un mondo decisamente lontano dallo scintillio leggero degli anni ottanta in cui avevo trascorso la mia adolescenza e ugualmente alieno a quegli anni novanta in cui iniziavano a profilarsi gli spettri della globalizzazione con il loro corollario di parole e fantasmi nuovi (spread, austerity, spending review…).
Mi raccontò di un gruppo di studenti che, animati dai racconti di un vecchio partigiano, decisero di riportare alla luce una pagina drammatica che segnò l’ultimo biennio della Seconda Guerra mondiale e che ebbe luogo a Genova, proprio a pochi metri da dove mi ero trasferito per studiare all’Università.
Con orgoglio misto a nostalgia mi disse che era stato uno dei protagonisti di quella impresa.
Col tempo mi dimenticai di quel giorno ma poiché tutte le vicende, per essere tradotte in un racconto, necessitano di un giusto tempo di maturazione (o forse perché così ha voluto il caso), non mi sorpresi quando, solo dopo quattro lustri, mi si è presentata l’occasione di scrivere un testo teatrale che potesse narrare uno spicchio della storia della mia città e che proprio quella storia, rimasta a covare silenziosamente nella memoria, mi sia tornata alla mente in modo così improvviso e naturale.
Al punto che una volta intrapresa la stesura, le letture e le testimonianze che ho avuto modo di raccogliere grazie alla disponibilità di chi aveva partecipato all’evento in prima persona si sono tradotte, in poche, febbrili, settimane, in un un testo compiuto, per poi esplodere, grazie all’interpretazione visionaria e plastica di un appassionato regista, in una rappresentazione a tutto tondo, ancora più viva, palpitante, attuale.
Nel raccogliere le voci di chi ha vissuto quegli anni mi sono reso conto di quanto multiforme fosse il panorama dei gruppi che animavano la galassia cui è stato dato il nome di Movimento. Ho potuto toccare con mano come, sebbene mosse da una comune radice ideale (o ideologica), le diverse formazioni rispondessero spesso a una interpretazione e soprattutto ad una prassi non sempre perfettamente sovrapponibili, così che il primo scrupolo che mi ha colto nel redigere il testo è stato quello di rappresentare in modo equidistante e corretto un panorama estremamente variegato, pur rendendo merito (illustrandolo come protagonista) a chi si è realmente reso artefice dell’impresa narrata.
Ulteriore difficoltà nasceva dal fatto che non ho avuto una formazione né ho esercitato mai una militanza a Sinistra e questo mi imponeva di non filtrare attraverso il mio vissuto sentimenti, giudizi e concetti che non mi appartenevano completamente e di cui, anche per una questione anagrafica, non avevo fatto esperienza diretta.
Insomma si trattava di recuperare voci e situazioni per poi vestirle in modo immaginato ma rispettoso, aderente ai fatti.
Sono conscio che anche una narrazione che non vuole essere politica ma che di politica è profondamente intrisa, potrà inevitabilmente alimentare critiche, tuttavia l’augurio è che proprio le discussioni che si potranno generare contribuiscano da un lato a completare il dato storico, dall’altro a confermare lo stigma su una pagina che, indipendentemente dal singolo sentire, va universalmente ricordata e condannata. Ma soprattutto (e in questo ritrovo la vera ragione che mi ha spinto alla scrittura), il mio personale auspicio è che attraverso le vicende descritte si percepisca come il passato non si esaurisca in un paragrafo di inchiostro, non sia mai nulla di concluso e irripetibile, ma, anche se in diverse forme, può sempre rianimare i suoi fantasmi, insinuandosi silenziosamente, nutrendosi del sonno della ragione.”
                              Matteo A. M. Rossi


LE PAGINE WEB/SOCIAL UFFICIALI E I VIDEO DEI PROTAGONISTI
pagina Facebook
https://www.facebook.com/segretetraccedimemoria/
pagina Art Commission Events
http://www.artcommissionevents.com/?p=2191
intervista all’autore
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1146293802192572&id=504957372992888
intervista al regista
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1147661298722489&id=504957372992888
https://www.facebook.com/1737113536418413/posts/1845314118931687/
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1846754635454302&id=1737113536418413
interviste agli attori
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1147663118722307&id=504957372992888
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