Prima nazionale il 31 gennaio 2019 presso la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale a Genova

Nel 2022 viene riproposto in versione parziale presso i fondi della Casa dello Studente nell’ambito di SEGRETE Tracce di Memoria
Alleanza di artisti in memoria della Shoah – XIII ed.
***LA GENESI DEL TESTO***
di Matteo A. M. Rossi
(foto di Virginia Monteverde)
Col tempo mi dimenticai di quel giorno ma poiché tutte le vicende, per essere tradotte in un racconto, necessitano di un giusto tempo di maturazione (o forse perché così ha voluto il caso), non mi sorpresi quando, solo dopo quattro lustri, mi si è presentata l’occasione di scrivere un testo teatrale che potesse narrare uno spicchio della storia della mia città e che proprio quella storia, rimasta a covare silenziosamente nella memoria, mi sia tornata alla mente in modo così improvviso e naturale.
Al punto che una volta intrapresa la stesura, le letture e le testimonianze che ho avuto modo di raccogliere grazie alla disponibilità di chi aveva partecipato all’evento in prima persona si sono tradotte, in poche, febbrili, settimane, in un un testo compiuto, per poi esplodere, grazie all’interpretazione visionaria e plastica di un appassionato regista, in una rappresentazione a tutto tondo, ancora più viva, palpitante, attuale.

Nel raccogliere le voci di chi ha vissuto quegli anni mi sono reso conto di quanto multiforme fosse il panorama dei gruppi che animavano la galassia cui è stato dato il nome di Movimento. Ho potuto toccare con mano come, sebbene mosse da una comune radice ideale (o ideologica), le diverse formazioni rispondessero spesso a una interpretazione e soprattutto ad una prassi non sempre perfettamente sovrapponibili, così che il primo scrupolo che mi ha colto nel redigere il testo è stato quello di rappresentare in modo equidistante e corretto un panorama estremamente variegato, pur rendendo merito (illustrandolo come protagonista) a chi si è realmente reso artefice dell’impresa narrata.
Ulteriore difficoltà nasceva dal fatto che non ho avuto una formazione né ho esercitato mai una militanza a Sinistra e questo mi imponeva di non filtrare attraverso il mio vissuto sentimenti, giudizi e concetti che non mi appartenevano completamente e di cui, anche per una questione anagrafica, non avevo fatto esperienza diretta.
Insomma si trattava di recuperare voci e situazioni per poi vestirle in modo immaginato ma rispettoso, aderente ai fatti.
Sono conscio che anche una narrazione che non vuole essere politica ma che di politica è profondamente intrisa, potrà inevitabilmente alimentare critiche, tuttavia l’augurio è che proprio le discussioni che si potranno generare contribuiscano da un lato a completare il dato storico, dall’altro a confermare lo stigma su una pagina che, indipendentemente dal singolo sentire, va universalmente ricordata e condannata. Ma soprattutto (e in questo ritrovo la vera ragione che mi ha spinto alla scrittura), il mio personale auspicio è che attraverso le vicende descritte si percepisca come il passato non si esaurisca in un paragrafo di inchiostro, non sia mai nulla di concluso e irripetibile, ma, anche se in diverse forme, può sempre rianimare i suoi fantasmi, insinuandosi silenziosamente, nutrendosi del sonno della ragione.”
Matteo A. M. Rossi
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